24 marzo 2012

Crocchette fantasia... e Poesia


Le crocchete di riso, un piatto classico dalle tante varianti, variano a seconda degli accostamenti degli ingredienti, considerate anche piatto unico accompagnato da un'insalatina di stagione. La loro composizione comprende l'aggiunta delle melanzane, arricchendole di sapore e dando un tocco insolito. La parte più piacevole delle crocchete fatte in casa, che non devono essere perfette nella forma e nè fastidiose da fare, se si pensa all'impasto appiccicaticcio che imbratta le mani, al contrario, è la parte tattile, affondando le mani nel'impasto e plasmandole una diversa dall'altra, le renderà più uniche e appetitose. La vera ricchezza in una ricetta, oltre che nel sapore, sta nell'operazione. Unire del riso alle melanzane è un' idea buona e semplice per non perdere eventuali avanzi di risotto. Bontà. Vino in abbinamento consigliato: Carignano del Dulcis DOC. 


POESIA. Concetto personale di poesia: la poesia è un impeto, nasce da dentro e dal conoscersi dentro, da un'identità, rispecchiando la musicalità dell'animo umano. Iniziale manifestazione nobile del silenzio dei pensieri, delle emozioni, degli stati d'animo, dello spirito, diverrà poi voce, prenderà corpo, superando i limiti dello spazio e del tempo, in tutta la sua grandezza, immortale e universale. Un porgere, esprimere ed imprimere nell'attimo il silenzioso pensiero o urlo, i propri sentimenti e il proprio sentire, attraverso il linguaggio, unendo le parole come se fossero tanti tasselli, creando con estro un senso, tante e diverse sensazioni da trasmettere. 
Scopro da poco tra i grandi poeti contemporanei Eduardo De filippo, vi propongo un assaggio della sua sensibilità acutissima, della figura di artista completo ne parlerò ampiamente in un successivo post dedicato a lui. Anche se sconosciuto in questa veste, scriveva poesie sin dalla sua infanzia senza mai smettere. Poesie espresse nella forma dialettale, amava recitarle non solo agli amici, ma anche davanti ad eventi importanti e giuste cause.
 

Dal suo racconto stesso: "Dopo avere scritto poesie giovanili, come fanno più o meno tutti i ragazzi, questa attività divenne per me un aiuto durante la stesura delle mie opere teatrali. Mi succedeva, a volte, scrivendo una commedia, d'impuntarmi su una situazione da sviluppare in modo da poterla agganciare più avanti ad un'altra, e allora, messo da parte il copione, per non alzarmi dal tavolino con un problema irrisolto, il che avrebbe significato non aver più voglia di riprendere il lavoro per chissà quanto tempo, mi mettevo davanti un foglio bianco e buttavo giù versi che avessero attinenza con l'argomento e i personaggi dei lavoro interrotto. Questo mi portava sempre più vicino alla essenza dei mio pensiero e mi permetteva di superare gli ostacoli. Per esempio, " 'A gatta d"o palazzo " e " Tre ppiccerilli " mi aiutarono ad andare avanti con " Filumena Marturano ". Come la gatta lascia il biglietto da mille lire e mangia il cibo, così Filumena non mira al danaro di Domenico Soriano ma alla pace e alla serenità dei suoi figli. I quali figli sono poi i tre bambini sotto un ombrello che vidi davvero una mattina in un vicolo di Napoli, uniti nella poesia, separati nella vicenda teatrale fino al momento della rivelazione di Filumena. Mentre scrivevo " Questi fantasmi ", per chiarire a me stesso il tormento di Pasquale Lojacono, ebbi bisogno di " Io vulesse truva' pace". Talvolta l'impuntatura riguarda questioni di linguaggio. Per esempio, per rendere vivo il modo d'esprimersi di Amalia Jovine nel secondo atto di " Napoli milionaria ", scrissi " L'enemì ", avendo in mente il tipo di popolana napoletana che usa termini a lei inconsueti e così, per paura di sbagliare le finali delle parole, le elimina dei tutto. Invece di dire "vitamina" dice "vitamì", invece di "anemia", "enemì": l'eterna anemia dei popolo napoletano. A poco a poco ci ho preso gusto e ora scrivo poesie anche indipendentemente dalle commedie. Fra le tante che si sono andate accumulando sul mio tavolo ho scelto quelle che più mi piacevano per farne una raccolta di versi, alcuni già pubblicati in " Il paese di Pulcinella 2 e in " '0 canisto", e altri inediti."  

Roma (1970)

L'orario e 'a strada pè truvà pace e cammenà cuieto,
pè fà capì a te stesso cumm'è 'o penziero ca tu tiene ncapa,
si sàpe 'e sale si ha pigliato 'e fummo si vale 'a pena invece
d' 'o penzà, a Roma chesta strada ce sta sempe.
'A truove sempe 'a strada 'a piazza 'o vico:
se trova all'alba 'e juorno 'e notte, sempre.
Attuorno siente 'a musica d' 'e vvoce,
pè llaria 'a luce e ll'ombra d' 'e pparole:
parole grosse e chelli piccerelle.
Truove 'e muntagne 'o verde d' 'a campagna
'e ccase d'oro ca se fanno rosse pò 'e ramma,
cumm'attone e doppo 'agiento...
Te truove overamente ncopp' 'o munno
cuieto e sulo stanno ncumpagnia
e stienne 'o passo nzieme c' 'o penziero.

  
"Scorcio"                                                   Acquerello monocolore

Roma "Caput mundi", Roma ricchezza, bellezza ricca di storia, di cultura e di vita. 

RICETTA. Ingredienti: 2 melanzane grandi, 100-200g di riso, 2 uova, 50g formaggio grattuggiato, del proscutto, del tonno, prezzemolo, sale. Preparazione: Cuocere il riso e farlo raffreddare con una noce di burro. Sbollentare le melanzane a cubetti, togliere l'acqua e strizzare. Amalgamare bene le uova e tutto il resto degli ingredienti, formare delle crocchette con le mani unte di olio o bagnate con dell'acqua. A piacere mettere un cubetto di mozzarella all'interno. Sistemare le crocchette su una teglia con carta forno. Cottura a 180°-200° per 20'-30'. Se le gradite fritte, friggetele in abbondante olio di semi di arachide.
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